La Costiera Amalfitana è un territorio di grande bellezza e il paesaggio è il bene culturale più prezioso. I terrazzamenti svolgono un ruolo chiave nella definizione e tutela del paesaggio
di Maurizio Paolillo
Fotografie di Renato Siani
La Divina Costiera è un luogo straordinario, ricco di bellezze naturali, storiche, architettoniche. Ma è anche un territorio estremamente delicato sotto l’aspetto idrogeologico.
Lo dimostrano gli eventi calamitosi, alluvioni, frane, che si susseguono con frequenza atrocemente regolare.
Le sistemazioni a terrazze dei terreni costieri sono gli elementi che caratterizzano più profondamente e rendono a loro modo unico il paesaggio, influenzando profondamente la storia socio-economica dei luoghi. Ma allo stesso tempo ne determinano la stabilità, seppur sul filo di un equilibrio sempre molto labile.
I terrazzamenti nascono per scopi produttivi, consentendo la messa a coltura di terreni la cui pendenza ne renderebbe impossibile la coltivazione. In tal modo hanno reso possibile lo sviluppo dell’agricoltura assolutamente caratteristica di quest’area, basata sulla viticoltura e, soprattutto, sulla limonicoltura.
Allo stesso tempo contribuiscono all’equilibrio ambientale e alla salvaguardia dei territori: riducono l’erosione superficiale, limitano la sottrazione dello strato superficiale del suolo e, in tal modo, ne migliorano la fertilità.
L’elemento chiave del terrazzamento è il muro a secco, realizzato senza l'uso di malte o leganti, frutto di competenze acquisite dell’uomo nel corso dei millenni.
I ripiani ottenuti vengono successivamente integrati con altre strutture, in particolare con cisterne di raccolta delle acque piovane, realizzate con le pietre risultanti dai lavori di scavo e sistemazione.
In tal modo i terrazzamenti assumono dignità di vero e proprio sistema ambientale, consentendo la gestione ecocompatibile delle attività agrarie, il riuso dei materiali pietrosi, lo smaltimento e riciclo delle acque piovane.
In Costiera Amalfitana, i terrazzamenti, al di là della funzione produttiva, assumono una imprescindibile valenza paesaggistica, in considerazione della razionalità delle architetture e dell’utilizzazione degli spazi, nonché per la relazione organica, inscindibile con il paesaggio delle antiche città costiere.
In territori di grande bellezza e contemporaneamente di estrema delicatezza, il paesaggio rappresenta il vero patrimonio da tutelare, il più ingente ma anche il più delicato e il più difficile da proteggere, più ancora di quello architettonico e monumentale.
La Costiera Amalfitana è inserita dal 1997 nella lista dei siti patrimonio dell'umanità dell’UNESCO, con questa motivazione:
Essa […] può essere definita come uno straordinario paesaggio di eccezionale valore culturale, grazie all’incredibile lavoro dell’uomo e della natura. La sua drammatica topografia ed evoluzione storica hanno prodotto un complesso eccezionale di valori culturali e naturali.
[… ] Le zone agricole testimoniano la capacità di adattamento dei suoi abitanti, che hanno saputo sfruttare al meglio i diversi tipi di terreno, coltivando “a terrazza” i vigneti ed i frutteti nelle zone in basso e praticando la pastorizia in alto.
È necessario sgombrare il campo da un luogo comune: il paesaggio della Costiera Amalfitana non è un paesaggio naturale. Al contrario esso è fortemente antropizzato: le opere che lo caratterizzano, sono il risultato della cristallizzazione delle conoscenze degli uomini che vi si sono insediati, il segno della profonda relazione tra il territorio, i suoi abitatori e la loro storia.
Citando ancora l’UNESCO, la Costa d’Amalfi è un paesaggio culturale per la […] creazione congiunta dell'uomo e della natura contraddistinto da opere che dimostrano l’evoluzione di una società e del suo insediamento nel corso del tempo, sotto l’influenza delle costrizioni e/o delle opportunità presentate dall’ambiente naturale e dalle spinte culturali, economiche e sociali.
I terrazzamenti trovano giustificazione nella destinazione a un’agricoltura di pregio, in grado, a suo tempo, di garantire un reddito non comparabile con quello delle colture più comuni.
Un’agricoltura che soffre oggi di una serie di disagi che ne rendono molto incerto il destino:
· costi di produzione elevati per le condizioni proibitive in cui si opera;
· età media degli addetti molto avanzata, per la maggior parte compresa tra i 60 e i 75 anni;
· assetto fondiario estremamente atomizzato, con proprietà piccolissime, margini d’investimento inesistenti, nessuna possibilità di innovare.
Risulta evidente che l’economia agricola del territorio è a forte rischio e andrebbe quindi sostenuta adeguatamente.
In caso contrario, si andrà incontro al progressivo abbandono delle attività agricole e di conseguenza, alla rottura del delicatissimo equilibrio del territorio: la mancata manutenzione e il cedimento dei muri a secco farà crescere il rischio di smottamenti e frane. Il territorio andrà incontro al dissesto e franerà completamente a mare.
Nelle economie avanzate, in contesti particolari, la valutazione dell’agricoltura deve affrancarsi da logiche strettamente produttive, ma va integrata con le politiche di sviluppo socio-economico del territorio. Il suo ruolo va al di là della produzione di beni alimentari, estendendosi all’ambito sociale, cioè di mantenere sul territorio quote di popolazione destinate all’emigrazione, e a quello ambientale, a tutela di importanti risorse naturali e paesaggistiche.
Valutare come improduttive le attività agricole a valenza ambientale è frutto di un’analisi miope. L’Unione Europea da anni investe ingenti risorse per sostenere produzioni che non hanno mercato, spingendo la produttività oltre il limite tollerabile. Queste politiche hanno creato i presupposti per adottare tecniche sempre più intensive. Il risultato è stato il progressivo degrado della qualità dei prodotti e dell’ambiente.
Non si può non considerare lo straordinario valore non direttamente produttivo di molte attività agricole. Non si possono ignorare i costi sociali connessi ai disastri ambientali conseguenti all’abbandono.
Va riconsiderata sotto nuova luce l’analisi costi/benefici da cui dipendono gli orientamenti dei finanziamenti, sostenendo le attività a valenza ambientale con aiuti concreti agli operatori.
Per fortuna, negli ultimi anni qualcosa sta cambiando.
L’Unione Europea con il Piano Strategico 2023-27 ha promosso gli «Investimenti non produttivi agricoli con finalità ambientale»: incentivi per attività che favoriscono lo sviluppo sostenibile nelle zone rurali, contribuendo a migliorare l’equilibrio territoriale da un punto di vista economico e sociale. Uno strumento che sembra tagliato su misura per ambienti sensibili come la Costiera Amalfitana. Tutto sta a utilizzarlo al meglio.
In conclusione, un sito designato come patrimonio mondiale dall’UNESCO appartiene all’intera umanità. La sua perdita sarebbe un danno di portata planetaria.
Non si può affidare il destino di un patrimonio straordinario solo all’eroismo di pochi anziani agricoltori che, nel giro di pochi anni, cederanno le armi.
E le conseguenze non potranno che essere quelle fin qui paventate.
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