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Mangiare le parole sotto sale

Il gusto della lingua di Claudia Fabris

di Titti Casiello




Nel 2013 in una soffitta di Caserta Claudia Fabris - artista a tutto tondo scrittrice, installatrice, performer- inizia a mettere le parole sotto sale, scrivendo quel piccolo vocabolario poetico che nel 2020 verrà, poi, pubblicato da AnimaMundi.


Perché proprio sotto sale?


Per conservarle, perché durino nel tempo e siano un nutrimento.

Perché sapere e sapienza derivano da sapio, sapis, verbo latino che significa avere un sapore salato come la sapidità che ogni buon cibo ci ricorda. Perché un piatto è sciocco quando è senza sale e lo è anche una zucca.

Dal 2015 le Parole Sotto Sale vengono messe anche in barattolo, come le melanzane, i funghi e le zucchine, in modo tale che chi ne abbia il desiderio ne possa pescare una comodamente a casa, per gioco, curiosità e divinazione.

Claudia Fabris, per il Teatro del gusto 2024, ha immaginato di allestire uno stand in cui far degustare agli avventori le sue parole sotto sale, come stuzzichini.


Due di queste sono particolarmente care al Teatro e Claudia ce ne fa dono.




La Cameriera di Poesia


Una ristorazione dello spirito che si è rifocillata anche attraverso una sua straordinaria performance sul terrazzo della fondazione Foqus, quartier generale del Teatro del gusto 2024, nella sua edizione napoletana. Al calar del sole, in una Napoli che appariva placida e sorniona nella sua vista dall’alto, Claudia ha messo in scena la sua “Cameriera di Poesia” uno spettacolo, nato nel 2011, dal desiderio di nutrire lo spirito con la stessa cura con cui si nutre il corpo, offrendo la possibilità di ascoltare le parole incorniciate dal silenzio, esperienza rara al giorno d’oggi.

I testi poetici, i canti e i suoni naturali sono diventano così gli antipasti, i primi piatti, i secondi, i piatti unici e i dolci, esattamente come accade in un ristorante, per offrire un’esperienza unica di abbandono all’ascolto.

File di tappeti, cuscini e sacchi di iuta per gli ospiti del Teatro del gusto che scegliendo il loro “tavolo” preferito, hanno avuto a disposizione cuffie senza fili, hi-fi, con una portata di 100 metri, per ascoltare i testi serviti da una postazione con microfono, computer e mixer mentre la voce di Claudia risuonava nell’intimità dell’ascolto di ognuno di loro come in una chiesa vuota, dove riverbera, per restituire alla parola la sua dimensione originale, poetica appunto, quella che aveva quando si credeva che le parole potessero davvero generare mondi.




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